giovedì 22 novembre 2012

San Francesco


21-11-2012


Guardo il vostro mondo, e mi sento sconfortato e triste nel vedere cosa avete fatto. Vi siete gettati nella geenna, senza nessun tremito né ripensamento; mentre l'Angelo, il vostro angelo custode, e Gesù e Maria, la Vergine santa, vi dicevano a gran voce, e a più riprese, che stavate sbagliando; che non era quella la direzione da seguire.
Uno: sono uno di voi, sapete? Sì, uomini e donne, fratelli miei, io sono Francesco: l'umile frate d'Assisi, servo di Dio e della Chiesa. Ma mi vergogno di essere un uomo, quando guardo di cosa è capace l'uomo; mi vergogno ancora di più, pensando che un tempo anch'io ero un nobile: e sfruttavo il denaro, e la potenza della mia famiglia. Vergogna, Francesco! Ma non passa giorno, minuto o secondo, del vostro tempo che io non chieda scusa a Dio, e a tutti coloro a cui ho fatto del male. Ma voi, questo, non lo fate. Ho visto il sole, il calore, l'amore di Dio, che dà la vita e la toglie: e mi sono innamorato di questo immenso amore; di questa grande forza di pace, amore, giustizia e onnipotenza: perché Dio tutto può. Perché Dio ci ha donato tutto il suo amore di Padre. E io, per un tratto della mia vita sordo e cieco, come chi non vuole vedere né udire, andavo contro le sue leggi; andavo contro a Dio. Andavo contro la morte dell'anima e dello spirito, rischiando di sparire per sempre, nel freddo di chi vede Dio e suo Figlio per l'ultima volta; e dopo il giudizio, non lo rivedrà mai più. Che atroce pena, fratelli! Credetemi: non ne esiste una peggiore; non c'è dolore più grande che non potere più vedere nostro Signore.
Ascoltate le mie parole: ascoltatele con il cuore. Non come si ascolta una fiaba: che alla fine, a volte, è illusoria e di finale allegro, per far felice i bambini. Voi non siete bambini, e la vita non è una fiaba. La vita è un percorso terreno per tutti voi, uomini e donne. E ha uno scopo ben preciso: quello di guadagnarsi il premio eterno. In una fiaba ci sono principi e cavalieri, che alla fine salvano il buono; nella vita, ci siete voi. E voi solo potete decidere, se avrà un lieto fine o meno.
Forse vi appaio un menestrello: sempre in ginocchio davanti a Dio, mio Signore. Se Dio volesse, io per lui sarei anche un menestrello, un giullare, un buffone alla sua corte: perché non vi è nessun modo sbagliato di servire Dio, se è ciò che Dio vuole da me. Non proverei vergogna nel servirlo. Ma la provo ora, nel ricordare il mio passato; e nel vedere voi, miei fratelli, sbandare nella vita, come pecore impazzite: senza guida, perché guida non volete; senza meta, perché non sapete dove andare. Andate avanti come bestie, con i paraocchi. Non vedete il male, non vedete il bene; vedete solo, avanti a voi, quello che vi basta per voi. E vi fate guidare da chi, certo, vi condurrà dove vuole; ma non certo alla vostra salvezza.
Mio Dio: perdono! Dovreste dire. Mio Dio, mi pento: dovreste urlare! Mio Dio, salvami; e accetta questo figlio che si è perso. E nella tua bontà accoglimi, e fammi sedere alla tua mensa. Fa che io possa vederti spezzare il pane, e donarlo al tuo popolo; fa che io possa vedere cessare la menzogna e l'ira, che devasta l'uomo. E donami pace e umiltà, per combattere l'odio e la guerra. Ti prego, mio Dio: donami lo scudo per potermi difendere, e che questo scudo si chiami carità: che mi tiene lontano dal peccato, dall'avarizia e dall'essere egoista.
Mio Dio, dona la pace all'uomo, mio fratello e a me stesso, piccolo fraticello: ormai stanco, di vedere suo fratello contro di te e il tuo Regno. Signore, perdona loro, perché non sanno cosa fanno.

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