lunedì 12 marzo 2012

Gesù

10 - 03 - 2012

Salve, fratelli e sorelle: io sono Gesù, vostro fratello. Oggi vi parlo di una mia parabola, data in un tempo ormai passato, ma che ancora, ora al vostro tempo, può esservi d'aiuto.
Chi di voi legge il Vangelo, conosce la storia del padre che aveva due figli. Il padre era ricco e benestante, il figlio minore, un bel giorno, chiese al padre di liquidargli la sua parte, perché se ne voleva andare, stanco di sottostare agli ordini del padre. Così fu, e il figlio se ne andò cercando fortuna altrove, e sperperando tutto ciò che il padre gli aveva dato. Finito tutto il suo avere, e trovandosi a fronteggiare un momento di difficoltà, non avendo neanche il necessario per nutrirsi, decise di andare a servizio presso altra gente, che lo mandarono a pascolare le loro bestie; ma dandogli ben poco da nutrirsi, e nemmeno il cibo riservato agli animali poteva mangiare. Il figlio decise - dopo aver pensato che a casa sua anche i servi si nutrivano, e venivano trattati bene - di umiliarsi e tornare a casa, accettando lo stesso trattamento riservato ai servi, pur di poter tornare dal padre. Si incamminò. Quando fu vicino a casa, suo padre lo riconobbe e gli andò incontro, chiamando i servi per farlo vestire, nutrire e accudire di tutto punto; facendo uccidere il vitello più grasso per banchettare e festeggiare, perché il figlio perso era tornato. E ammonì il fratello maggiore, che non riteneva degno suo fratello di tanta festa, perché andandosene aveva disubbidito al padre; e lui invece era sempre rimasto fedele, e non se ne era mai andato. Il padre allora gli disse che suo fratello era morto ed era ritornato in vita, era perduto e si era ritrovato.
Una semplice parabola, vero? Ma ora veniamo ai vostri giorni, e applichiamo questa parabola a voi, popolo tutto. Una grande parte di voi com'è? Come il figlio che se ne è andato dal padre: da vostro padre e da mio padre, Dio. Ve ne siete andati; avete preso i vostri beni, i vostri soldi, i vostri averi, e vi siete allontanati da vostro Padre: colui che vi ha creato. Ve ne siete andati senza nemmeno dargli spiegazioni, o senza nemmeno ascoltarlo quando lui vi diceva, nei vostri cuori: Così non va; dove pensate di andare? Cosa state facendo? Ed eccovi: come uno sciame di insetti voraci, vi siete buttati su tutto ciò che Dio vi ha donato; usando la vostra intelligenza per arricchirvi di cose che, se foste rimasti con vostro padre, non vi sarebbero servite; e che a vostro padre non interessano. Vi siete allontanati, quasi siete scappati dai vostri compiti di cristiani, dimenticandovi di esserlo; vi siete dimenticati degli insegnamenti di Dio, e state distruggendo tutto ciò che è morale e rispetto della vita: cercando di creare artificialmente qualcosa che vi permetta di vivere, in mezzo all'inquinamento dell'aria che avete reso quasi irrespirabile, e alle pestilenze di malattie che vi siete creati con il vostro malsano vivere. Bravi! La lotta tra Dio e il male c'è sempre stata; la lotta tra l'uomo e il male c'è sempre stata. Ma ora – sì, ora! - mi sembra che il male si sia radicato troppo nella vostra società. E come vi ho già detto altre volte: così non va.
Continuate pure, sordi e ciechi, a non ascoltare gli aiuti che Dio, attraverso i suoi servi, vi invia! Continuate a sperperare, come il fratello minore. E ora, come il fratello minore, siete arrivati a non avere più nulla; perdendo tutto ciò che avete creato per il vostro benessere. Ora che fate? Avete visto come si fa presto a precipitare dai vostri troni, e ritrovarsi nella polvere, con le vostre famiglie, i vostri cari? Già, ora che fate? Fate come il figlio perso, che ritorna dal padre? O continuate a vagare dentro il vostro mondo, la vostra disperazione; cercando aiuto da non so chi e cosa? Dio, vostro padre, è pronto ancora a ricevervi; e a fare festa, se il vostro pentimento sarà completo e sincero. Come il padre della parabola, è pronto a fare festa per ognuno di voi che si redime e ritorna a casa, chiedendo con umiltà perdono. Sì, siete ancora in tempo. Ma affrettatevi, prima che il tempo del perdono finisca.
Ai vostri fratelli che, invece, da Dio non si sono mai allontanati, io dico: Accettate senza criticare chi torna sconfitto dalla vita, ed ora vuole conoscere Dio. Accettatelo, e spezzate il vostro pane con chi, fino al giorno prima vi derideva per il vostro comportamento. E perché siete cristiani, accettatelo nella grande famiglia di Dio: non ammonitelo, ma dite a lui che Dio, Padre, è felice di avere ritrovato il figlio disperso.

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