sabato 9 ottobre 2010

Padre Pio

Da ieri ho un'immagine davanti agli occhi: un'immagine come una fotografia, piena di drammaticità e di dolore; vedo Maria santissima in ginocchio, ai piedi del figlio morente in croce. E il suo dolore, e il dolore di Gesù, mi rattrista, e mi porta a chiedermi cosa vogliono farmi capire con questa visione. Ed ecco che dal cielo scende un messaggero, un frate. Sì, un frate che è stato grande nei nostri tempi: Padre Pio. Come me, guarda l'immagine che io vedo, poi si volta verso di me e incomincia a parlare:
“Caro fratello, cari fratelli e sorelle, ditemi: cosa sentite e cosa vedete in questa immagine? L'immagine di Maria, madre di Gesù, nostro Signore, che in ginocchio - con un dolore lancinante che gli strazia il cuore - assiste all'agonia del figlio in croce. Ditemi, cosa vedete? Cosa sentite? Dolore, sgomento, disperazione, rabbia. Sì, sono tutti sentimenti che fanno di voi dei cristiani; che fanno di voi il popolo di Dio, di quel Dio che vedete in croce per noi, per i nostri peccati. Ma purtroppo io, Pio, so che se mostrassi questa immagine a mille fratelli e sorelle, solo la metà - e credetemi, sono ottimista - solo la metà si metterebbe in ginocchio, e aiuterebbe Maria e Gesù a sopportare il dolore immenso al quale sono sottoposti. Sì, solo la metà. E l'altra metà? L'altra metà si divide tra chi sarebbe pronto ancora a crocifiggere Gesù - crocifiggendo così la pace, l'amore, l'eguaglianza tra i popoli - perché Gesù in terra, tra la gente, invaliderebbe i lori sporchi giochi per ottenere potere e ricchezza. Un'altra parte di questa metà rimarrebbe indifferente davanti al dramma che si è compiuto, pensando che è cosa superata. E che, come tale, non degna di riflessione, di dolore e di pentimento. E' successo in altri tempi, ed è inutile soffermarsi. Poveri illusi, che girate al buio in strade che Dio non ha creato. Quelle strade della vita che portano al nulla, con i vostri occhi puntati solo a vedere il vostro bene materiale. Non vi accorgete che in ogni angolo della vostra società, in ogni istante, un uomo viene messo in croce per i suoi difetti; perché caduto in disgrazia o semplicemente perché diverso da voi. Certo non è la croce di legno al quale fu appeso a morire Gesù, ma è la croce che voi gli mettete sulle spalle, ed è molto dolorosa. Già, invece di aiutarlo gli date una croce pesante, carica delle vostre critiche, delle vostre condanne, del vostro giudizio. Ma chi siete voi per giudicare? E sapete una cosa strana, che forse a voi non parrà vero? Anche voi sarete giudicati un giorno; e se continuate così - sperando che Dio non voglia - quella croce sarà consegnata a voi per l'eternità; per espiare, nel dolore, i vostri peccati. In ultimo, ci sono coloro che pensano che, se è stato messo in croce, qualcosa doveva avere fatto; e che probabilmente era giusto che finisse così. Già, ci siete anche voi, fratelli e sorelle - anche se chiamarvi così mi provoca tristezza e dolore! - voi che dite: E' giusto uccidere, torturare, un vostro fratello se commette reati gravi. Siete proprio forti voi, che con la morte e il dolore fate giustizia; talmente forti che eliminate ciò che per voi è un pericolo, invece di redimerlo e di aiutarlo a cambiare. Questa non è forza, ma è paura; è male eliminare il male con altro male; è male! Il male: ci siamo capiti? A parte il fatto che Gesù non ha fatto nulla di male, perché predicava il bene e l'amore tra i popoli; la fede e la pace. Portava la parola di Dio a chi non aveva nulla in cui credere, e che si sentiva abbandonato da tutti; portava al popolo la saggezza divina e l'amore di Dio per i suoi figli. E questo è bene, non male! A parte questo, nessuno di noi esseri inferiori - inferiori a Dio, nostro Padre e creatore - nessuno di noi deve permettersi di togliere la vita ad un nostro fratello. Cosa che purtroppo, con il predominio del male - quel male che c'era allora e che oggi, ancora oggi, l'uomo non è riuscito a sconfiggere - è sempre più frequente in guerre, conflitti di interesse, e violenze gratuite. Tante e tante sono le mani che si macchiano del sangue del proprio fratello. E a me non resta che pregare per loro: che Dio li perdoni!
Allora, fratelli e sorelle, ditemi: davanti alla passione di Gesù voi chi siete? Siete i carnefici, gli accusatori? O siete quelli in ginocchio, a pregare per Gesù, per Maria, e dare a loro conforto. Io, Pio, mi auguro che sempre più uomini e donne davanti alla passione di Cristo, nostro Signore, si inginocchino a pregare, pensando che anche oggi, nell'attualità, ci sono tanti nostri fratelli che vivono sui loro corpi, nel loro cuore, il dolore di portare la croce che noi tutti gli abbiamo dato.
Pregate, cari fratelli e sorelle! Pregate che queste diseguaglianze tra il popolo possano finire. Che il ricco aiuti il povero, che i malati non siano abbandonati; e che l'onestà e la rettitudine di vita, d'animo e di spirito, venga ricompensata con la santità della vita eterna.
Io, Padre Pio, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Che la pace, e l'amore per la vita, siano sempre con voi e con i vostri cari. Amen

1 commento:

  1. Caro Dardo, grazie per questa testimonianza, per questo richiamo a non chiudere il nostro cuore a Gesù, a non considerare scontato e dovuto il Suo sacrificio ma ad averlo sempre negli occhi e nel cuore e, con Maria, a co-mmuoverci per esso.
    Un caro saluto.

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