mercoledì 1 aprile 2015

Gesù

Eccomi. Guardatemi, ascoltatemi. Ancora oggi, come duemila e più anni fa, sono io: Gesù, Figlio di Dio. E ancora, come allora, mi state giudicando: mi state offendendo e insultando, mi state facendo male. Perché ogni giorno fate del male ai vostri fratelli, quelli più deboli, i più piccoli. E in verità, vi dico: il male che fate a loro, lo fate a me. Eccomi, io, Gesù: ancora processato dall’uomo, là dove ogni sentenza ingiusta condanna un uomo, per il suo credo, per il suo modo di vivere e di pensare. O perché quest'uomo parla di pace, e amore per la vita e per i suoi fratelli e le sue sorelle. E voi lo ricambiate punendolo, uccidendolo: perché siete talmente pieni del vostro sapere che siete ciechi, sordi, stolti: tanto da non sapere più distinguere il bene dal male, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato o addirittura demoniaco. Il popolo, i sacerdoti del tempo, fomentati dall’ira - dalla nebbia, che il demonio aveva messo nelle loro menti - giudicarono me, Gesù, colpevole di avere guarito uomini e donne; colpevole di avere parlato di amore e di pace; colpevole di avere parlato di Dio, mio Padre; colpevole di insegnare che Dio è per tutti e in tutti; colpevole di avere fatto ciò che Dio, mio Padre, voleva da me. Mi giudicarono. E anche se non ho mai fatto male a nessuno, mi punirono. NO, non pensate di essere meglio di loro! Non pensatelo, perché sarebbe il primo sbaglio: cadere nella tentazione di giudicare, di dire: Io sono meglio di loro; io, Gesù, non ti avrei mai fatto del male. Non lo dite perché, nel vostro mondo, gli uomini le donne che veramente non mi feriscono mai, sono veramente pochi. Ogni giorno, ogni minuto: un uomo, una donna, un bambino muore per mano dell’uomo - di fame o sete, o per violenze subite - e ditemi: di chi è la colpa? E se io, Gesù, Figlio di Dio, tornassi sulla terra: in mezzo a voi, come uomo, a portare pace, amore, guarigione e fede: voi cosa fareste? Tristemente, vi dico che oggi come allora i potenti, i sapienti, l’uomo - colmo del suo io e della sua presunta sapienza - mi metterebbe a morte, perché di certo gli darei fastidio, infrangendo i suoi sogni di potere e di vittoria sul mondo intero. Salgo il monte, con la croce in spalla. E sulla croce, ogni peccato dell’uomo: ogni ingiustizia, ogni dolore provocato dall’uomo, ingiusto e privo di Dio. Salgo ancora quel monte: e la croce è ancora troppo pesante, e ancora pochi di voi mi aiutano a portare la mia croce; troppo pochi. Cado sotto il peso delle vostre ingiurie, del vostro tradimento; cado perché l’uomo non mi ama, ma mi sputa e mi ferisce; cado, perché il peso è veramente troppo per un solo uomo. La corona di spine è dolore e insulto, per chi me l’ha donata. Per me, invece, è come una corona d’oro: che dice che sono il re del popolo di Dio. E ogni dolore è gioia, offerta a lui. I chiodi si piantono nella mia carne, la croce si alza, ed eccomi qui sul mio trono, trono di morte e di dolore: giudicato e crocefisso dall’uomo, da quell’uomo che mio Padre vuole salvare. Padre, ascolta tuo Figlio: Sia fatta la tua volontà, anche nell’estremo momento di dolore. Ora vengo a te. E la morte giunge, come vittoria del Male. L’inferno, di chi non conosce Dio, mi accoglie. E poi, la vittoria sul Male e sulla morte: la vita eterna, la resurrezione, che nssun’altro dio può dare, se non mio Padre. Ma voi, uomini e donne sulla terra, che ogni giorno buttate sale e aceto sulle mie ferite, voi: Chi pensate di essere, e cosa pensate di fare? Io, Gesù, Figlio di Dio, vi dico: Smettetela di vivere come carnefici e fiere, in mezzo al popolo di Dio! Perché io vi dico, che il tempo è venuto di chiedere perdono, per ogni vostro peccato: per redimervi e convertirvi; per dimostrare a me, Gesù, che non sono morto invano, ma che l’uomo ha veramente voglia di pace e di Dio. Auguro a tutti i cristiani che sia una Pasqua di resurrezione, per diventare dei veri cristiani. E a chi in Dio non crede: che sia una Pasqua di conversione, per la pace e la salvezza del mondo intero.

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